Spigolature.

Le riflessioni da luglio a dicembre 2003.

Sul diritto di critica.

Abbiamo tutti più o meno consapevolezza che il nostro tempo, diciamo sociale cioè dei rapporti con e tra le persone, lo viviamo con quelle che il destino, la storia, ci danno in sorte.

E con queste persone facciamo scelte personali di vita e politiche con le quali esercitiamo una certa influenza sul corso degli eventi, cioè contribuiamo in qualche modo a determinare fatti e circostanze che costituiscono aspetti importanti, essenziali della vita stessa.

Se ci si riferisce alla scelte politiche, che riguardano cioè la generalità degli interessi delle persone facenti parte di determinate realtà : Comune, Provincia, Regione, Stato, Europa, l'affermazione risulta particolarmente evidente perché gli organismi che vi sono preposti vengono democraticamente eletti a suffragio universale, cioè da tutti i cittadini aventi diritto al voto sulla base di programmi da realizzare nel corso della legislatura.

Programmi che devono trovare riscontro nei bilanci annuali delle realtà istituzionali di cui si tratta.

Il giudizio sulla attività degli eletti può essere espresso sia durante che al termine della legislatura, confrontando il programma presentato a suo tempo con quanto effettivamente realizzato e ponendo altresì attenzione allo stato di salute dell'ente prima e dopo la realizzazione degli obiettivi programmati, per cogliere eventuali anomalie o situazioni di vera e propria sofferenza causate dall'aver fatto il passo più lungo della gamba o addirittura passi che era meglio non fare perché di nocumento per la funzionalità e credibilità delle istituzioni e per l'efficacia del loro operare nel tempo.

Si sa che le persone investite di pubblici poteri non gradiscono giudizi e critiche sul loro operato, dimenticandosi che si tratta del sale della democrazia.

Giova quindi non farsi dissuadere o peggio intimorire dal praticare responsabilmente il diritto di critica, prestando attenzione più ai fatti che alle parole. Parole che hanno certo la pesantezza dei sassi come ha detto lo scrittore Leonardo Sciascia, ma che vengono anche impropriamente usate per dissimulare cose che non vanno, alterando la giusta percezione della realtà a scapito della verità, o per irretire, mentre i fatti, come si sa, hanno la testa dura.

31 dicembre 2003

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Bilancio sul 2003.

Potrebbe essere di una qualche utilità accennare ad alcuni fatti e circostanze che hanno contraddistinto il 2003 che se ne va.

Nell'astigiano nonostante situazioni di lavoro difficili, risulta prevalere una tendenza generale di segno positivo, confermata anche dall'annuale graduatoria nella quale il capoluogo ha guadagnato oltre 20 posizioni rispetto allo scorso anno.

L'Italia non vive un momento esaltante, soprattutto per il non governo di alcune situazioni (esempio: passaggio dalla lira all'euro) e per carenza di prospettive. A patirne sono soprattutto le giovani generazioni indotte a bruciare i tempi e a vivere il presente in modo esagerato, con costi umani a volte drammatici.

Eppure è aumentata l'occupazione con modalità considerate però aleatorie, cioè non tali da consentire ai giovani di assumere decisioni importanti che proiettano i loro effetti nel tempo: come accendere un mutuo per l'abitazione o formarsi una famiglia.

Per gli anziani, apprezzabilmente in aumento, s'accentua la solitudine umana non compensata da pur migliorate prestazioni assistenziali, l'accesso alle quali risulta peraltro economicamente problematico per una parte non irrilevante di essi.

La nostra inflazione calcolata dall'Istat risulta superiore a quella media dell'Unione Europea, mentre ancora più alta è quella concretamente percepita dalle persone e dalle famiglie che devono far quadrare i conti per arrivare alla fine del mese.

Intaccato il tenore di vita della fascia media della popolazione con la formazione di nuove povertà tra i percettori di redditi fissi e da pensione.

Attacchi alla solidarietà sociale con l'applicazione di ticket e la privatizzazione di servizi essenziali, che trasformano praticamente il diritto a goderne in concessione a fruirne per i meno abbienti.

La fiducia su cui si reggono i rapporti sociali è messa a dura prova dai ricorrenti abusi a danno dei risparmiatori, come nei casi più eclatanti di Cirio e Parmalat, mentre gli autori di tanto malaffare e chi vi ha concorso non risarciscono il danno provocato.

Ad una comunicazione già non eccelsa s'è aggiunta la controversa e incostituzionale legge Gasparri rinviata da Ciampi al Parlamento. Essa ipotizza un terzo polo televisivo che nessuno potrà o vorrà fare per la mancanza di convenienza economica e di risorse pubblicitarie, mentre si consoliderà chi già c'è in condizioni di privilegio, in barba alla sentenza della Corte Costituzionale di fatto disattesa.

Sono andate deluse le attese suscitate dal semestre di presidenza Berlusconi in Europa, senza, tra l'altro, stringere sulla Costituzione europea data ad un certo punto per cosa fatta.

E' dunque tutto da rifare, come diceva Bartali?

Non sarei così drastico anche se qualche cambiamento sarebbe auspicabile. Per intanto mandare a casa le persone investite di responsabilità pubbliche che promettono mari e monti e non mantengono. A casa insieme a chi per convenienza o comodo personale tiene loro bordone.

29 dicembre 2003

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La Resistenza ed il Presidente Pera

Ci stiamo un po' tutti preparando a un trittico di feste importanti: S. Natale, Capodanno, Epifania: feste di pace per donne e uomini di buona volontà. E così operiamo perché sia, senza dimenticare però fatti e circostanze che ci ricordano che il bene e la pace sono da conquistare tutti i giorni con atti concreti da parte di ciascuno.

Queste cose me le ha rammentate qualche giorno fa il libro "La Resistenza taciuta" uscito nel 1976 ed esaurito in fretta e ristampato da poco. Storie di donne partigiane, coraggiose, leali, generose e modeste; stimate ma tenute un po' in disparte; alcune di queste donne le ho incontrate alla presentazione del libro la scorsa settimana al centro incontri della Regione Piemonte a Torino in c.so Stati Uniti.

Nel libro si cita anche il partigiano Luigi Capriolo che ho visto impiccato dalle SS naziste al balcone di casa Marrone a Borgovecchio di Villafranca nell'estate del 1944. Don Costa, il curato, gli passò la veglia funebre dissuadendo i partigiani dal trafugare il corpo vilipeso per evitare la minacciata rappresaglia nazifascista contro la popolazione.

La nostra terra è costellata di episodi analoghi che testimoniano la strenua difesa della Resistenza popolare e la riconquista dei valori di libertà, dignità e di pacifica convivenza negati dal fascismo.

Come fa il presidente del Senato Pera a dire che l'antifascismo e retrò, superato perché divide?

Fascismo del quale non vive certo oggi la caricatura dell'olio di ricino e del manganello per chi la pensava diversamente, oppure lo scappellare con violenza i riluttanti a scoprirsi il capo alle note di "giovinezza" e nemmeno lo scempio tragico dei tribunali speciali e la galera per gli oppositori, delle leggi razziali o della repubblica di Salò, ma quello che usa modi felpati, nella sostanza non meno pericolosi ed "efficaci" di quelle rudi, appariscenti e violenti praticati dal fascismo storicamente datato.

Non antifascismo di maniera dunque presidente Pera, ma quello mai retrò, che si basa sui fatti concreti e che ciascuno testimonia nella propria quotidianità, insieme alla irrinunciabile difesa e applicazione della Costituzione.

Auguri di cuore a tutti e bontà, ma stando vigili e memori proprio perché la bontà possa esprimere appieno la sua carica dirompente di allegria, dignità umana, solidarietà e pace, capace di migliorare noi stessi e il mondo nella libertà.

22 dicembre 2003

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Sorella acqua

La psicosi dell'acqua minerale inquinata infiltrando le bottiglie percorre l'Italia e lascia indenne l'astigiano.

Sarà perché da noi conta il vino, o forse perché parsimoniosi come siamo nel dire, non siamo appetiti dal megalomane di turno che vuole farsi pubblicità. O forse perché dal rubinetto sgorga quella buona della Bonoma di Cantarana e di minerale se ne consuma così poca che nessuno s'è accorto di nulla.

Ma se proprio ci voleva questo per parlare dell'acqua allora è vero che non tutto il male vien per nuocere.

Infatti questa benedetta acqua ne ha fatta di strada da quando S. Francesco la chiamava sorella, fino a diventare elemento strategico che può decidere le sorti di intere popolazioni di questo nostro maltrattato pianeta .

Senz'acqua infatti non c'è vita e chi riesce ad accaparrarsela può dettare legge ancor più che col petrolio che si esaurisce, mentre l'acqua è sempre la stessa da milioni di anni e sempre quella sarà. Indispensabile.

Pulita? meno pulita? inquinata?: dipenderà da noi, dall'uso che siamo capaci di farne, se non abusiamo nel consumo, non la sporchiamo, se le diamo il tempo di riciclarsi naturalmente, se tutti possono disporne in quantità sufficiente per vivere.

Ma tutto ciò presuppone che riusciamo a ragionare insieme e decidere in modo accettabile per tutti. Si tratta di una strada impegnativa ma ho l'impressione che non ci siano alternative: o così o pomì, diceva una pubblicità d'altri tempi. Per contro i cretini che infiltrano la minerale con la candeggina non la pensano così. Essi però ci costringono paradossalmente a sperimentare il negativo stato d'animo che si determina nei cittadini rendendo anche solo insicuro il consumo dell'acqua.

Figuriamoci cosa potrebbe succedere laddove ne fosse messa in discussione addirittura la disponibilità.

11 dicembre 2003

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Messaggi dal Presidente Ciampi

Di questi tempi il Presidente Ciampi ha molto da fare a tenere unito il Paese e con un ruolo propulsivo nell'Unione Europea di cui è convinto e concreto assertore.

Egli trova una buona sponda nel lavoro di Prodi Presidente della Commissione, organo di governo dell'Unione.

Ciampi ritiene che l'economia e il lavoro italiano, nonostante le difficoltà, continuino a creare ricchezza meritevole di apprezzamento anche fuori dall'Italia. E ci sono ancora notevoli margini di miglioramento se concentriamo il nostro impegno sull'istruzione, la ricerca, i servizi pubblici in generale con attenzione ai trasporti, l'energia e l'innovazione, cioè in sostanza sulla qualità, curando le dovute provvidenze per le persone che in questo contesto vivono ed operano.

Adesso il Capo della Stato ha sul suo tavolo una grana un po' particolare da sbrigare: la cosiddetta legge Gasparri sulla disciplina delle radiotelecomunicazioni recentemente approvata dal Parlamento, con la quale ci si prefigge di realizzare le condizioni adatte per un mercato equo, sviluppato e concorrenziale delle comunicazioni e della pubblicità ad esso connessa.

Ci sono serie obiezioni di costituzionalità insieme a dubbi sulla sua efficacia per raggiungere gli obiettivi che si propone, anche in relazione all'anomala situazione tutta italiana in cui il Presidente del Consiglio ha interessi corposi e diffusi in questo settore.

Suggerirei di non aspettarci che Ciampi tolga tutte le castagne dal fuoco, perché si tratta di problemi complessi nella cui soluzione siamo in qualche modo tutti coinvolti.

Il nostro Presidente non perde infine occasione per ricordarci che tutte le persone che vivono e lavorano in Italia rappresentano una risorsa per l'economia, per lo sviluppo e il consolidamento della convivenza pacifica e della democrazia. E tutti sappiamo quanto sia utile e necessario realizzare giorno dopo giorno tasselli di questo mosaico.

D'altro canto la tolleranza non corriva e imbelle ma solidale e impegnata è un tratto caratteristico di queste terre e della nostra gente, ed anche la disponibilità al confronto. E' quindi nella nostra natura lavorare con chi ci sta per costruire condizioni in cui tutti riconoscano essere bello e vantaggioso vivere e ne siano orgogliosi per sé, la propria famiglia, i propri figli, ora e nel tempo a venire.

5 dicembre 2003

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Tacchini altrui e tacchini nostrani

Ritorno su un tema già trattato recentemente perché ritengo mantenga la sua pregnante attualità. Lo faccio prendendo a prestito alcune affermazioni dal "Buongiorno" di Gramellini su "La Stampa" di sabato scorso.

« Il tacchino mangiato a Baghdad da Bush ha aperto e forse chiuso la campagna per le presidenziali 2004, così come il digestivo che vi avrà bevuto Hillary Clinton ha di fatto inaugurato quella del 2008. E dalla via crucis di Fini non traspare il tormento intellettuale di una conversione, ma il calcolo lucido di un ottimo professionista del marketing politico, che non vuole fare il vice di qualcun altro a vita e sa che l'Europa accetta di lasciarsi governare soltanto dalle destre antifasciste. Nulla di illecito sia chiaro: nella lotta per il potere succede ben di peggio che un volo di venticinque ore per assaggiare un tacchino. Però non vengano a spacciarci dei gesti finalizzati alla carriera come eventi storici o addirittura come impulsi del cuore. Il pubblico, persino quello cresciuto a "carramba", certe fandonie comincia a non berle più. »

Di mio aggiungo soltanto che situazioni analoghe si verificano anche dalle nostre parti, nel senso che persone pubbliche di spicco anzicché promuoversi dimostrando che le cose vanno bene nelle Istituzioni e negli Enti affidati pro-tempore alle loro cure, si propongono invece sui media e nei manifesti con iniziative più da comuni mortali come: feste, tagli di nastri, visite formali varie, fino alla propaganda palese e occulta di sé, e chi più ne ha più ne metta; lasciando intendere che siano queste le cose che contano di più e non gli esiti concreti cui esse sono giunte nello svolgimento dei ruoli loro affidati.

E proprio giocando sfrontatamente sull'equivoco chiedono magari il consenso per essere confermate o addirittura per approdare a compiti di maggiore importanza. Una sorta di omaggio all'immagine, all'apparire, anzicchè alla sostanza ed al merito delle cose fatte bene.

Non accorgendosi forse che anche da noi questi comportamenti sono additati sempre più non come esempi da seguire ma come modi di fare da deplorare.

Tutto qui. E scusate l'insistenza.

1 dicembre 2003

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L'altra metà del cielo

"Strabismo di Venere", "... oltre le pari opportunità", "viva le differenze", sono le accattivanti espressioni contenute nell'invito a partecipare all'incontro della Commissione pari opportunità della Provincia di Asti di sabato 22 novembre scorso, durante il quale l'on. Daniela Santanchè ha tenuto il bandolo d'una ricerca senza fine, alcuni esiti della quale sono però già apprezzabili. Infatti il matriarcato che da sempre ha governato le istituzioni che stanno alla base della nostra società, s'è fatto più esplicito e la qualità al femminile connota sempre più la nostra vita in ogni campo e lo fa ormai senza intermediari, direttamente.

Le differenze? Ben vengano, altrimenti non sarebbero possibili né integrazione né complementarietà tra donne e uomini e via via tra realtà più vaste fino alla società globale, facendo salve, s'intende, le specificità di ciascuno.

Rimuovere gli ostacoli materiali che intralciano l'espressione piena del femminile al femminile, cioè senza costringere il femminile ad assumere tratti della competitività tra uomini, che ha nella guerra la sua espressione più eclatante: infimo surrogato al maschile della integrazione che arricchisce invece ciascuna persona di quanto essa è priva.

Certo si tenta di coinvolgere artatamente le donne in queste vicendacce, ma Jessica dagli Usa ci mette una pezza dichiarando candidamente che, nel suo caso, non di eroismo si è trattato ma di tanta paura in una situazione ingrata da non augurare a nessuno.

Ci sono realtà come quelle politiche e istituzionali nelle quali per contare il femminile deve ancora rinunciare ad una parte di sé, ma non tarderà anche qui ad imporsi come tale, integrando qualità e muscoli.

Nel calcio degli uomini ci ha già provato il mister donna e sono in atto insistiti tentativi in altri ruoli chiave della squadra, rimasti finora infruttuosi. Ma come si sa "chi l'ha dura la vince" e se cade questo baluardo nessun traguardo sarà negato al femminile che incalza per esprimere il meglio di sé nel concerto planetario.

24 novembre 2003

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I morti di Nassiriya

I nostri 19 morti di Nassiriya, pianti da tutto il Paese, ci costringono a riflettere, come quando muore una persona di famiglia, un persona cara, per cogliere l'ultimo messaggio che essi ci hanno sussurrato, l'ultima loro volontà, una sorta di testamento al quale non possiamo sottrarci.

Sono morti perché abbiamo delegati loro un compito troppo grande: quello cioè di pacificare il mondo.

Un compito allo svolgimento del quale dobbiamo metterci del nostro, tutti, con naturalezza, mentre quotidianamente ci occupiamo delle nostre cose: studio, lavoro da svolgere o da trovare, famiglia, casa, altre cose per noi e per gli altri.

Il modo con cui svolgere questo compito e di una semplicità disarmante ma impegnativo e di lunga lena: testimoniare la pace in spirito di amicizia e concreta solidarietà con ogni nostro comportamento, anche il più modesto e apparentemente insignificante, dando il meglio di noi stessi, secondo le possibilità di ciascuno.

Facendo contare le energie dell'opinione pubblica e stimolando partiti, governi, l'Unione Europea. L'ONU, entità di tutti, può essere il terminale nel quale far convergere questo lavorio planetario, minuto e possente che sgrava alcuni, molti, ma sempre troppo pochi, dal compito immane ed impossibile di fare per tutti, che toglie ogni alibi a chi ritiene di potere o dovere sostituirsi a tutti ed alle malizie connesse, che fa mancare ogni punto di riferimento al terrorismo assassino alla continua ricerca di Torri Gemelle da abbattere.

Nel contempo occorrerà esercitare prudenza e vigilanza, consapevoli che il periodo in cui viviamo è impegnativo ma che i buoni frutti matureranno.

Memori che il sacrificio dei nostri morti, di tutti i morti che hanno lottato per la vita, indica questa come la strada da battere per costruire incessantemente un mondo pacificato.

24 novembre 2003

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L'autostrada Asti - Cuneo

Sul fatto che l'autostrada Asti - Cuneo termini al casello di Asti est,allargando l'attuale tangenziale, pare di poter dire che esiste una larga convergenza.

Circa il collegamento sud-ovest ci sono sul tappeto due soluzioni concretamente praticabili. Quella della Provincia con tracciato esterno alla città, una galleria che inizia nei pressi di C.so Alba, tratti di viadotto, quattro corsie, costo circa 200 milioni di euro. Quella della città di Asti con tracciato interno alla città lungo il torrente Borbore, un sottopasso, due corsie, costo circa 65 milioni di euro. Ambedue i tracciati arrivano al casello di Asti ovest da dove si dipartirà una strada di collegamento leggero per il nuovo ospedale.

Mentre la soluzione studiata dalla Provincia mira soprattutto a tenere fuori dalla città il traffico di attraversamento proveniente dal sud astigiano e dall'autostrada Asti - Cuneo e diretto sulla statale 10 in direzione di Torino o verso l'ospedale e viceversa, la soluzione studiata dalla città di Asti si presenta come un lungo viale alberato che svolge lo stesso servizio di quella della Provincia, in più raccoglie e distribuisce anche il traffico da e per la Città, non disturba le case esistenti ed ha alcune rotonde di collegamento con la viabilità cittadina, il cui traffico trarrà beneficio dalla nuova arteria che aiuterà a ripartirlo meglio ed a renderlo più scorrevole.

Ambedue le soluzioni dovrebbero essere finanziabili dall'Asti - Cuneo in quanto la parte urbana della soluzione città di Asti può essere considerata parte integrante del sistema autostradale perchè assolve la stessa funzione della tangenziale classica, e può invocare a suo favore un minor impatto ambientale ed un costo decisamente più contenuto rispetto alla soluzione provinciale.

Ora si tratta di ragionare nel merito ed a "bocce ferme", poi chi dovrà decidere decida in base ad una analisi costi/benefici, ponendo su un piatto non solo il costo dell'opera ma anche i pesi per il territorio e l'ambiente, e sull'altro i vantaggi che se ne ricavano.

Una volta deciso, l'auspicio è che le volontà convergano nella realizzazione dell'opera cui ambisce la Città e tutto l'astigiano.

17 novembre 2003

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Tra il serio e il faceto

La buona iniziativa avviata un po' dappertutto di andare a scuola a piedi fa bene alla salute, alla salubrità ambientale e, nell'astigiano alla produzione e qualità dei tartufi!

Lo studio dell'Università di Brescia di organizzare ogni azienda come un reparto di una più grande impresa può aiutare il lavoro, i lavoratori, l'economia e.. evitare la guerra alla Cina!

Bisogna avere il coraggio di pensare che gli spropositi di Ferrara di questi giorni possano essere utilizzati per migliorare il giornalismo. Ed anche che quelli dell'Imàm incontinente verso il crocefisso possano sollecitare il progresso del genere umano.

Non convinceva Andreotti - Belzebù, pare esagerato ed anche un poco strumentale Andreotti-perseguitato-da santificare; forse Andreotti che governa come sa e può, in quel tempo e nelle situazioni date, a fin di bene o di minor male, tirando a campare con un pizzico di cinismo.

Ombre ma anche luci. Un versatile vice prefetto astigiano si cimenta e risolve una complicata emergenza e ripristina il traffico stradale nel convulso fine settimana di Ognissanti.

Di Alessandro Galante Garrone morto recentemente viene ricordato il profondo convincimento che la Resistenza cui aveva coraggiosamente partecipato era stata una esperienza dura ma tra le più formative ed appaganti.

Si potrebbe proporre che le forzature dei comici, moderni giullari, siano considerate alla stregua di quelle pronunciate dai parlamentari nell'esercizio delle loro funzioni, quindi costituzionalmente non perseguibili.

D'altro canto per i comici è meglio trovare una soluzione piuttosto che tentare di zittirli.

Sentite infatti cosa dice Luttazzi al quale dalla Romania era stato impedito di comparire in televisione: "scoperti due nuovi sistemi solari: è bello sapere, dopo due anni di governo Berlusconi, che abbiamo delle alternative"

10 novembre 2003

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Prossime elezioni

C'è già fermento per le prossime elezioni che si terranno nella primavera-estate 2004 in moltissimi Comuni e in oltre la metà delle Province italiane e anziché continuare a lavorare seriamente qualche amministratore si fa prendere la mano dalla propaganda, magari per prepararsi un terreno più favorevole, dimenticando che gli elettori a queste esche abboccano sempre meno.

Ci sono amministratori che si annettono i meriti di iniziative non loro, come gli interventi di manutenzione di qualsiasi genere: sulle strade, sugli edifici ed altro, peraltro consapevoli che ad essi provvedono ormai i dipendenti. Certo gli amministratori devono stanziare i soldi occorrenti, ma per loro tutto finisce lì.

E' invece certamente compito e merito degli amministratori decidere tra le molte cose quali fare e quali fare prima, in quanto tempo e con quali soldi. Sarebbe bello che le valutazioni sul loro operato si esprimessero a partire da queste cose.

Più in generale ai politici e agli amministratori compete assumere le decisioni migliori per risolvere i problemi che si pongono nelle realtà cui sono stati eletti. A dare le gambe a queste decisioni ci pensa il Personale con le competenze di cui dispone. Gli onori e gli oneri seguono questi ruoli.

Viviamo un tempo in cui si tenta di far passare gli annunci per cose già fatte. Se fosse pubblicità, c'è l'autority che sanziona quella ingannevole, mentre nel nostro caso bisogna che discerniamo noi.

È anche utile ricordare che gli eletti hanno presentato a suo tempo un programma. Confrontando quanto essi hanno fatto rispetto a quanto avevano promesso potrebbe riservare delle stimolanti sorprese e far cambiare qualche idea sul loro conto.

Questa specie di vademecum essenziale si prefigge di aiutare la comprensione di come vanno le cose e il senso di quanto succede mano a mano che si avvicina la resa dei conti. Gli amministratori ed i politici si preoccupino quindi di decidere bene nell'interesse di tutti e la gente capirà. Tutto quello che essi fanno in soprappiù conta se contribuisce a raggiungere meglio gli obiettivi contenuti nel programma e quelli sopravvenuti e dichiarati nel corso del mandato.

Diversamente è aria fritta.

3 novembre 2003

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Sull'economia che non tira

Nel dibattito in corso anche nell'astigiano sull'economia che non tira, i consumi che ristagnano, i prezzi che aumentano e le esportazioni in difficoltà ci sono alcuni elementi molti concreti di cui occorre tenere conto.

La terra ospita circa due miliardi di persone che non possono comperare i beni necessari per condurre una vita degna di questo nome, anzi non hanno nemmeno di che sfamarsi e curarsi dalle malattie. Per tutte queste persone il mercato non esiste e loro non esistono per il mercato, nel senso che per il mercato esse non contano perché non hanno i soldi per comperare i beni che a loro servono. In proposito è illuminante rileggere il piccolo ma eccellente libro di Luigi Einaudi: " Lezioni di politica sociale" con nota introduttiva di Federico Caffè.

All'incirca altri due miliardi di persone possono comperare con parsimonia alcune delle merci che si producono ma non più di tanto, perché dispongono di soldi appena sufficienti per mangiare, vestirsi, ripararsi dalle intemperie e poco o nulla per istruirsi e curarsi.

Ancora quasi due miliardi hanno grossomodo i soldi per comperare le merci e i servizi che si producono, preferendo quanto ritengono più adatto a soddisfare le loro esigenze e se non c'è indurne la produzione. Questa quota di popolazione è costituita dai Paesi cosiddetti sviluppati, nei quali peraltro ci sono sacche di nuove povertà che coinvolgono decine di milioni di persone.

Resta un'infima percentuale che può comperare qualsiasi cosa perché dispone di soldi in misura largamente superiore alle proprie necessità-esigenze, tanto che il mercato produce per essa cose sfiziose a prezzi sganciati da ogni regola, stante la quasi unicità delle merci che questi consumatori si possono permettere.

Siamo quindi di fronte ad un universo fortemente scompensato e al quale il mercato da solo non è in grado di porre rimedio; dovrebbe quindi occuparsene la politica, nel senso di stipulare accordi a livello globale per dare a tutti gli abitanti della terra la possibilità di partecipare all'equa fruizione di quanto viene complessivamente prodotto.

A questo punto si può ritornare all'Italia e alle sue specifiche difficoltà, comprese quelle astigiane e su quanto possiamo fare noi perché la filiera produzione-commercio-consumo ricerchi e realizzi continuamente condizioni di equità al suo interno nel quadro di una saggia politica generale per realizzare la quale le istituzioni hanno grande parte, iniziando dal governo che in questa circostanza pare purtroppo latitante.

27 ottobre 2003

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Ode al tartufo

M'è venuto di dire la mia sul tartufo e per prepararmi ne ho assaggiato un po', poco, pochino, qualche grammo, rischiando lo stesso di dover fare un mutuo per soddisfare l'uzzolo! Il tutto m'ha comunque rallegrato ed emozionato, tanto da scusarmi in anticipo se la prosa ne risentirà.

D'altro canto il tartufo è tutta un'emozione. Già l'esserci, poi trovarlo in complice simbiosi con Fido spesso nel buio, cavarlo bene, apprezzarne la qualità, decidere che farne: pregustarlo?, gustarlo? farlo gustare? Infine che fare delle emozioni suscitate. Non mi par poco, anzi.

Un tempo le cose non erano così sofisticate: due uova al tegame ricoperte di fettine ed il più era fatto, poi quello che veniva, veniva.

Adesso invece è una questione di testa e di soldi, una sorta di status simbol: voglio lui altrimenti niente. Che sia questa la componente afrodisiaca di cui si parla, cioè un desiderio che si ritiene di non poter appagare altrimenti?

Ne vengono di meno però: è cambiato il clima il terreno, l'aria. Ma come, proprio adesso che il desiderio ha preso piede e ci sono i soldi per soddisfarlo?

C'è il rischio che si incrementino i surrogati, come gli ingressi dall'estero contrabbandati come indigeni anche se basta fiutarli per capire che non è così; oppure ricorrere alla panacea di sottrarre terreni alla libera ricerca privatizzandone l'utilizzo a vantaggio di pochi.

Finora l'aumento dei prezzi fino all'inverosimile può aver illuso di poter continuare così. I più accorti ritengono invece che ciò non sia possibile e che almeno due risposte dobbiamo sbrigarci a darle. Prima: darsi da fare per rimettere in sesto il territorio l'ambiente il clima per quanto si sa e si può fare. Seconda: ridistribuire i vantaggi di questa attività in misura equa tra coloro che fanno parte della filiera, dall'agricoltore che ha cura del terreno e delle speci arboree tartufigene al trifolao e su fino al consumatore esigente per il quale il tartufo rappresenta spesso il ghiotto pretesto per verificare se le altre opportunità offerte dal territorio ne ricalcano le qualità.

20 ottobre 2003

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E dagli con gli annunci del Sindaco di Villafranca

Questa volta Padovani dichiara che riqualificherà a verde e aree sportive con piscina scoperta l'ex cava RDB, sulla quale nel corso di questa legislatura s' è detto di tutto e di più.

Per ora è ancora lì nella condizione in cui è stata acquisita gratuitamente dall'amministrazione di "Insieme per cambiare" degli anni '90.

Anzi no, perché della rinaturalizzazione già prevista e finanziata allora ancora non c'è traccia.

15 ottobre 2003

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I manifesti dell'on Galvagno mettono a rischio la sua ricandidatura ?

Per Asti sono affissi dei manifesti con i quali l'on. Galvagno invita i cittadini a sottoporgli aspettative e problemi di loro interesse. Per rafforzare questo suo intendimento egli riporta anche l'art. 50 della Costituzione: "tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle Camere per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità".

Si tratta di una iniziativa in sintonia con l'art. 67 della Costituzione: "Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato". Quindi il parlamentare può privilegiare le esigenze dei cittadini che gli si rivolgono, anche se esse non sono in linea con gli orientamenti espressi dal gruppo parlamentare cui egli fa riferimento.

Non v'è dubbio che così posta l'iniziativa del parlamentare astigiano suscita curiosità e genera attese, soprattutto se si tiene conto che ancora recentemente Berlusconi ha asserito che non saranno ricandidati i parlamentari di Forza Italia che non ne seguono le direttive.

Sarà quindi particolarmente interessante poter valutare la natura e gli obiettivi concreti del servizio che l'on. Galvagno si appresta a rendere ai cittadini, e come egli si regolerà nel caso in cui si manifestassero divergenze tra le loro necessità e le direttive del gruppo nel quale opera in parlamento.

Potrebbe anche essere l'occasione per l'on. Galvagno di rimediare all'infortunio in cui egli è incorso qualche tempo fa difendendo la proposta di Tremonti che voleva assoggettare le fondazioni bancarie agli indirizzi del Tesoro. Proposta fortemente osteggiata dall'associazione delle Casse di Risparmio e dalle comunità interessate, compresa quella astigiana, e bocciata dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 310 emessa dalla Consulta il 29 settembre scorso.

13 ottobre 2003

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Gli annunci del Sindaco di Villafranca

Sui giornali si susseguono incalzanti gli annunci del Sindaco di Villafranca sulle cose che si era impegnato a fare e che difficilmente si faranno, mentre la legislatura volge ormai al termine. Tra queste la costruzione del casello autostradale. E ciò per almeno tre ragioni:
  • il recente spostamento del sito dalla strada provinciale per Montafia alla regione San Grato comporta l'approvazione della variante al piano regolatore adottata la settimana scorsa dal Consiglio Comunale e che, ragionevolmente, non potrà essere approvata e diventare operativa prima della primavera - estate 2004 in cui scadrà la legislatura;
  • la prevista costruzione di una strada fortemente voluta dall'amministrazione provinciale che collega direttamente Villanova con il Santuario Salesiano dei Becchi, fa venire meno l'interesse ad una uscita a Villafranca per le molte decina di migliaia di pellegrini che utilizzano ogni anno l'autostrada per visitare la terra e i luoghi di San Giovanni Bosco.
  • Per la società che gestisce l'autostrada Torino-Piacenza, che già nicchiava, verrà quindi meno l'interesse economico a realizzare il casello di Villafranca, a meno che non si dimostri che il bacino di utenza che residua consentirà comunque ritorni economici sufficienti per remunerare l'investimento.
Intanto hanno tolto la storica, utile ed apprezzata Guardia Medica e non c'è alle viste qualcosa che la possa degnamente sostituire.

6 ottobre 2003


Black out e reti unificate : una strana sensazione

La democrazia consiste sostanzialmente nel darsi delle regole uguali per tutti e che tutti devono osservare. Se si ricoprono cariche pubbliche oltre all'osservanza delle regole si auspica il possesso di sensibilità appropriate e di una adeguata concezione etica.

La madre di tutte le regole è la Costituzione repubblicana, antifascista nata dalla Resistenza. Si tratta di una grande svolta decisa democraticamente dal popolo italiano dopo la seconda guerra mondiale scatenata dal nazifascismo e costata 60 milioni di morti e distruzioni materiali e morali indicibili.

Lunedì sera della scorsa settimana il Presidente del consiglio dei ministri ha fatto il panegirico della proposta di legge del governo sulla riforma delle pensioni non ancora discussa in Parlamento e criticato chi la critica: per dire questo egli ha usato la televisione pubblica in diretta, a reti unificate e senza urgenti ragioni apparenti; ha anche chiesto agli italiani di fare sacrifici, dopo le sue molte promesse rimaste finora lettera morta.

Il giorno prima, domenica, era mancata l'energia elettrica per molte ore in tutta l'Italia, non si sa bene perché. Ciò ha causato difficoltà di vario genere un po' per tutti; alcune molto gravi e sono anche morte delle persone. Per sapere, per scambiarsi informazioni e per aiutarsi la gente ha fatto uso delle radio a pile, comprese quelle ricetrasmittenti.

Si tratta di due avvenimenti che hanno colto di sorpresa gli italiani ed il loro concatenarsi ha destato più di una perplessità. Probabilmente s'è trattato solamente di una fortuita sequenza e tra i due fatti non esiste alcun nesso.

Ma per dirla schietta m'è bastato l'intervento in diretta tivù a reti unificate per provare anch'io una strana sensazione che non mi ha ancora abbandonato.

2 ottobre 2003


Il settembre astigiano

Frequentando le manifestazioni del settembre astigiano s'è avuta la netta sensazione che si stia lavorando nel modo giusto e con finalità convergenti.

Si è colto un forte, appassionato, diffuso fervore che anima persone e situazioni, cosicchè le cose vanno per il verso giusto superando anche qualche comprensibile manchevolezza con buon gioco di squadra nel quale ci si aiuta vicendevolmente, consapevoli che si vince se si opera con unità di intenti.

L'interesse per le iniziative che hanno costellato il mese è aumentato, valicando i confini e portando nell'astigiano persone con parlate di altre regioni ed anche lingue di Paesi europei e non solo, e la loro permanenza è stata più numerosa e prolungata del solito. Ci si è divertiti e acculturati e si sono intessuti proficui rapporti e concluse intese di varie natura con positive ricadute sull'economia.

Sarebbe auspicabile e necessario che il ritmo e la qualità delle offerte della città si protraessero nel tempo coinvolgendo ancora le presenze territoriali interessate a fornire l'apporto della loro esperienza.

L'idea è di utilizzare il lavoro già fatto e di affinarlo mettendo in rete tutto ciò che di buono e di bello abbiamo, così da raggiungere la necessaria massa critica, fornendo la percezione del tutto come insieme unitario, funzionale e di agevole accesso, in cui ogni parte conserva però la propria apprezzabile specificità e autonomia propositiva e gestionale.

Si tratta di un lavoro proprio degli Enti istituzionali, di quelli pubblici e di interesse pubblico, degli organismi di categoria e di quant'altre realtà organizzate che si coordinerebbero nell'attività di servizio e di supporto per lo sviluppo complessivo del territorio. Un lavoro moderno, paziente, e inclusivo, capace cioè di portare nel circuito virtuoso che si propone di costruire tutti coloro che sono in grado di fornire adeguati contributi per la definizione delle iniziative e per la loro pratica attuazione.

Se ne gioverebbe per certo l'economia e perfino la democrazia perché si disporrebbe di fatti concreti e di risultati economici sulla base dei quali selezionare gli amministratori, scegliendo persone seriamente motivate, capaci e determinate, alle quali affidare la gestione armonica dell'interesse generale, in un economia di mercato finalizzata alla crescita umana e al miglioramento della qualità della vita per tutti.

29 settembre 2003


L'alluvione e l'on. Galvagno

Leggo che l'on. Galvagno si trova in difficoltà rispetto alla questione delle aziende danneggiate dalle alluvioni i cui indennizzi non vengono pagati.

Si tratta di una situazione intricata che a suo tempo eravamo riusciti a dipanare fino a trovarne il bandolo. Al governo di centro sinistra subentrò quello di centrodestra ed era logico attendersi che proseguisse il lavoro in corso e lo concludesse mandando in porto le pratiche relative e pagando quanto di diritto alle aziende danneggiate.

Invece leggo che tutto finì nel "porto delle nebbie" nel quale annaspa pure il nostro parlamentare che adesso mi si dice vorrebbe presentare una interrogazione alla Camera in merito.

Per guadagnare tempo sarebbe sufficiente sollecitasse una risposta all'interrogazione presentata dal deputato on. Lino Rava del gruppo Democratici di Sinistra alla presidenza del Consiglio dei Ministri che tace da circa un anno. (interrogazione a risposta scritta n. 4-04308 presentata alla Camera dei Deputati mercoledì 30.10.2002 nella seduta n. 214).

17 settembre 2003


Il Festival delle Sagre : luci e ombre

Non v'è dubbio che la trentesima edizione del Festival delle Sagre è stato un successo del quale, entusiasmo, inventiva, impegno, dedizione ed abnegazione sono stati come e più di sempre gli ingredienti determinanti.

Ne è scaturita una manifestazione densa di soddisfazioni per tutti a partire dalla Camera di Commercio che la anima, passando per la Città di Asti che la ospita, coinvolgendo tutte le realtà partecipanti e la folla di persone accorsa ai numerosi richiami, tra cui la classica sfilata e le molteplici offerte gastronomiche delle pro-loco di piazza del Palio.

Si ha però l'impressione che l'organizzazione complessiva, così com'è s'è venuta storicamente a determinare, abbia ormai dato quanto era possibile e che, per mantenere un livello qualitativo generale adeguato, occorra affrontare alcune manifeste anomalie, come ad esempio:
  • difficoltà di accesso alla Città già a partire dai caselli autostradali e di posteggio al suo interno;
  • commistione al limite del tollerabile in piazza del Palio tra il rientro dei mezzi partecipanti alla sfilata e la moltitudine di persone che si riversa sulle pro- loco la domenica all'ora di pranzo;
  • calca inverosimile presso le pro-loco per acquistare i tickets e accedere alla distribuzione di cibi e bevande;
  • ritmi elevati nella preparazione e cottura dei cibi nei momenti di punta, ora più frequenti e protratti, con difficoltà a mantenere la consueta qualità;
  • scoraggiante indisponibilità di posti a sedere od anche solo per appoggiare piatti e bicchieri;
  • servizi igienici insufficienti rispetto alle necessità, con dislocazione da rivedere;
  • episodi incresciosi e vandalismi nelle ore notturne all'interno del recinto delle pro-loco.
Cosicchè il lavoro di tutti contribuisca sempre meglio a promuovere e valorizzare la nostra terra e i frutti del lavoro della sua gente.

17 settembre 2003


Sulla sicurezza

I sondaggi e le statistiche confermano che un numero considerevole di persone percepisce come insufficienti le condizioni di sicurezza in cui vive. E questo non solo in generale ma particolarmente dalle nostre parti, nonostante chi di dovere non stia con le mani in mano.

Non sono tanto i fatti grossi ad alimentare questa sensazione di insicurezza, ma quelli più minuti, cui forse non è estranea la globalizzazione che comporta una più intensa circolazione di persone con più facce nuove in giro e meno conoscenze personali. Tutto questo induce apprensione in particolare nelle persone che giovani non lo sono più, anche se non basta a spiegare ansia e disagio diffusi che possono trattenere dall'andare in un certo posto o, addirittura, a non uscire di casa se proprio non è necessario.

A conferma che non si tratta di fisime basta ricordare i fastidiosi tentativi di approccio non gradito, le intimidazioni, i borseggi e scippi, i furti e le piccole truffe con artefici vari; il tutto per strada, in luoghi di pubblica frequentazione, in casa. Per dire solo quello che viene subito in mente e che le vittime spesso neppure denunciano per evitare adempimenti ed ansie aggiuntive che si ritiene non portino apprezzabile costrutto.

A ben vedere non è il danno economico in sé che fa venire il magone alle persone offese, quanto il sopruso, patito anche come violazione di principi sacri come il rispetto personale e delle proprie cose che hanno scandito la nostra vita, pur aspra e difficile, per secoli.

Sicurezza nel quotidiano dunque, di cui si avverte particolarmente la mancanza in questi tempi nei quali si rimettono in discussione certezze di importanza primaria, quali: lavoro, pensioni, sanità ed altri servizi, costruite con lotte e sacrifici.

Non c'è dubbio che i preposti a partire dal governo dello Stato fino ai Comuni devono fare di più per migliorare le condizioni di sicurezza percepita, specialmente attraverso la prevenzione. Ma anche tutti noi possiamo dare una mano ad individuare ed isolare con serena fermezza chi viola pervicacemente i principi fondamentali delle convivenza civile.

11 settembre 2003


I nostri amici alberi

La mia seconda legislatura da sindaco di Villafranca volgeva ormai al termine quando Laura Nosenzo mi chiese se nel territorio comunale ci fossero alberi importanti o legati a storie particolari.

Risposi che, certo, c'erano buoni alberi da tartufo e anche insiemi boschivi interessanti ma che, lì per lì, non ricordavo singolarità degne di particolare attenzione.

Mi ripromisi comunque di pensarci ancora e, probabilmente, dimenticai di riparlargliene.

M'accorgo adesso che Laura invece proseguì con l'acume della giornalista di rango, l'entusiasmo della neofita e il piacere di andare bene e fino in fondo alle cose; ne è venuto fuori un altro suo bel libro: "La casa sull'albero, microstorie tra uomini e piante" (Editrice Impressioni Grafiche), una sorta di compendio sugli alberi e le loro relazioni con le persone, i luoghi e le circostanze: interessante, divertente e perché no? istruttivo.

Il secolare ciliegio del giardino di palazzo Gazelli di Rossana, un'oasi nel cuore di Asti, non poteva essere testimone migliore per la presentazione del libro avvenuta la settimana scorsa. Intorno al possente ciliegio si sono radunate centinaia di persone avvinte dalla lettura di brani del libro con l'accompagnamento di valenti melodie d'arpa.

Ad un certo punto parve partecipasse perfin il cielo dal quale vennero sparute, ambite-temute gocce a lenire le sitibonde chiome e l'intorno.

Il tutto a ricordarci l'importanza vitale degli amici alberi, l'esistenza dei quali è strettamente intrecciata con la nostra: finchè ci saranno loro ci saremo anche noi: in salute se gli alberi staranno bene, numerosi e amati ; malaticci noi se gli alberi saranno pochi, rinsecchiti, mal sopportati o trascurati.

Gli alberi infatti sono indispensabili perché tutt'uno con i nostri polmoni e il nostro sangue, quasi parte fisiologica di noi protesa nell'ambiente a suggerne gli elementi indispensabili per la nostra vita e la nostra salute fisica, psichica, sentimentale e la nostra felicità.

Tutto questo e di più ci dice il libro di Laura Nosenzo che si legge d'un fiato e con piacere, come con piacere di certo e con amore ella l'ha scritto e ce ne fa dono.

8 settembre 2003


Disavventure

In questa torrida primavera-estate i mezzi di comunicazione ci hanno riproposto con insistenza le pesanti conseguenze, già in atto sulla nostra vita, del deterioramento dell'ecosistema. Adesso bisogna por mano alle cose da fare per eliminare le cause conosciute che lo generano.

Durante le ferie m'informano che è morta la mamma di persone a me care che m' accingo a raggiungere. Viaggio in treno e cambio a Genova Porta Principe dove ogni ora transitano, si fermano, partono parecchie decine di treni. Abbastanza spesso il binario riportato nell'orario non è quello giusto, ci sono ritardi.

I viaggiatori in attesa ai marciapiedi sono informati delle novità solamente dagli altoparlanti: figurarsi con quanta efficacia in quel trambusto! Vi sopperisce quindi il passaparola da chi ha sentito verso chi no.

A quattro di noi non è bastato correre dal binario 18 al 14 per raggiungere il treno per Asti arrivato su un binario diverso da quello stabilito.

Ci siamo rivolti ad un ferroviere importante in stazione chiedendogli come mai non ci fossero i monitor aggiornati in tempo reale e consultabili dai viaggiatori, come in molte stazioni anche più piccole di Genova Principe: ci ha risposto che non lo sapeva e che potevamo anche dirlo.

Eccolo accontentato.

Aiuterà le ferrovie ad installare i monitor?

Giunto ad Asti con il treno dopo, prego il tassista di fare in fretta perché sono molto in ritardo: egli prende per strade poco note fuori città ed in men che non si dica siamo alla meta.

Al momento di pagare la corsa non trovo il portafoglio: non dico nulla e sopperisco attingendo ad una riserva particolare. Ho appena messo piede a terra che il tassista mi indica il portafoglio scivolatomi di tasca lì sul sedile posteriore ov'ero accomodato.

Un pensiero riconoscente, espresso solo in parte, m'attraversa la mente: che il seme da cui è stato originato il mio tassista non sia del tipo geneticamente modificato, quindi fine a se stesso e sterile, ma vitale e capace di riprodursi in abbondanza.

1 settembre 2003


Ci tolgono anche le guardie mediche

I segnali premonitori ci sono stati, eccome. Fa male doverlo dire ma è così.

Nessun argine reale è stato nel frattempo levato da parte di chi doveva per ripararsi dall'iniquo e strisciante provvedimento.

Così tre guardie mediche sono state spazzate via dal territorio astigiano, impoverendolo e facendolo tornare indietro nel tempo.

Per risparmiare qualche spicciolo, dicono. Ma non è così che si fanno quadrare i conti.

Infatti non uno degli scandali che hanno contribuito alla voragine del debito sanitario nella Regione Piemonte (alcune migliaia di miliardi di vecchie lire) è stato prevenuto o scoperto dall'assessore o dalla Giunta che hanno in primis il compito di controllare, ma sono dovute intervenire le forze dell'ordine e la magistratura. Sbadati? approssimativi? incapaci? altro? Fate voi.

La filiera è tutta di centrodestra: Regione, provincia Asl, nessuna scusa quindi e nessuna attenuante: hanno deciso di tagliare le guardie mediche e l'hanno fatto.

Adesso c'è un po' di teatrino con il gioco delle parti: c'è chi accusa, chi recita la parte del mediatore, chi mollerà qualcosa per dimostrare la sua benevolenza, ma l'intento è di completare l'opera, cioè spennare il pollo, senza farlo gridare troppo, così pantalone paga l'addizionale Irpef regionale al massimo e rimane con un pugno di mosche. I vecchi muoiono di abbandono: un po' di chiacchiericcio, qualche promessa ipocrita poi tutto continua come prima, anzi peggio. E non è che per le famiglie e i giovani si prospetti un futuro roseo.

L'assemblea dei Sindaci parla, sostanzialmente inascoltata; ci vorrebbe un sussulto di dignità ma chi vi pone concretamente mano? Intanto la filiera del potere fine a se stesso prosegue imperterrita il suo lavoro di smantellamento di quanto è stato faticosamente costruito in anni e anni e fatto funzionare con il sacrificio e il contributo di tutti, mettendo al suo posto un foglia di fico per nascondere la vergogna.

Ma quanto può ancora durare una situazione simile?

1 settembre 2003


Ancora sul clima ( ma è necessario ! )

Che siano in atto anche nella nostra provincia cambiamenti climatici non occasionali sembra ormai un dato di fatto. L'arsura e le alte temperature di questa primavera-estate che non hanno eguali da un secolo e mezzo a questa parte hanno convinto anche i più dubbiosi.

A riprova delle mutate condizioni climatiche ed eco-ambientali quest'anno si prevede di anticipare le operazioni vendemmiali di una ventina di giorni e forse più.

L'agricoltura in particolare è ferita e paga uno scotto elevato, specialmente per le colture che richiedono notevoli quantità di acqua. Lo stato di magra dei corsi d'acqua fa temere il peggio se non arriva l'agognata pioggia, per altro non alle viste se non nella forma temporalesca che spesso porta più danni che vantaggi. Qua e là emergono difficoltà per il normale approvvigionamento di acqua potabile.

Si sente dire, anche da voci autorevoli, che bisogna prepararci al peggio nel senso che questo stato di cose tenderà ineluttabilmente a consolidarsi per cui occorre prenderne realisticamente atto ed adeguarvisi.

Sommessamente non sono di questo parere e ritengo siamo ancora in tempo a porvi rimedio, modificando i nostri stili di vita senza patire sostanziali cadute della qualità della medesima.

Intanto bisogna considerare l'acqua, specialmente quella potabile, una risorsa primaria limitata ed evitarne gli sprechi in ogni forma a partire dalle operazioni più ordinarie come quelle relative all'uso degli apparecchi igienico sanitari e su su, fino a razionalizzarne l'uso in agricoltura e nei processi industriali, giungendo ove occorra alla graduale sostituzione di colture ghiotte di acqua con altre più parsimoniose.

Ridurre le emissioni di anidride carbonica prodotta dal consumo eccessivo di benzina e gasolio, per diminuire "l'effetto serra" che impedisce al calore solare incorporato nel suolo di dissiparsi normalmente nell'atmosfera .

Iniziare fin da subito un programma di piantamento di nuovi alberi nelle città e nei paesi per arrivare in un decennio ad aver posto a dimora almeno un nuovo albero per ogni abitante residente. Non dico niente di nuovo essendo in vigore da molti anni la "legge Rutelli" che prescrive cose analoghe; essa è stata però finora quasi disapplicata.

C'è quindi molto da fare per tutti, a partire dal Governo fino ai Comuni, con un protagonismo emulativo che in questo caso sarebbe non solo auspicabile ma addirittura vitale.

1 agosto 2003


La discarica di Cerro

Mi riferisco all'articolo "La discarica di Cerro fa ancora discutere" pubblicato nel "Il Corriere" di martedì 22 luglio scorso, ed in particolare all'ambigua dichiarazione di Padovani, precisando che:
  • L'impianto di Villafranca contro cui egli si è strenuamente battuto a suo tempo, avrebbe dovuto ospitare una attività di trasformazione di scarti di lavorazioni varie in combustibile, da svolgersi in un capannone appositamente predisposto. Quindi niente a che vedere con rifiuti urbani, impianti e discariche relative di cui si tratta nell'articolo citato;
  • il capannone era previsto nella ex cava di argilla in disuso della RDB di Villafranca, ben lontana da scuole e chiesa e non "poco distante" come da egli affermato. La circostanza è agevolmente accertabile da chiunque lo desideri.
29 luglio 2003


L'indulto e l'on. Galvagno

Su 'La Nuova Provincia' del 23 luglio l'on. Galvagno ha scritto che il piccolo indulto in favore dei carcerati è stato approvato dal Parlamento, mentre 'La Stampa' del 24 luglio riferisce che il provvedimento deve ancora essere discusso dal senato dove subirà "il fuoco di sbarramento della Lega" che, pur facendo parte della scombinata maggioranza di centrodestra, ha evidentemente "l'obiettivo di impedirne l'approvazione definitiva".

Perché l'on. Galvagno dà per approvata questa legge, perorata anche dal Papa, che invece non lo è, mentre tace sul fatto che la Lega si oppone alla sua approvazione?

25 luglio 2003


Soste e parcheggi ad Asti

Fa discutere ad Asti la proposta dell'Amministrazione comunale del piano delle soste e dei parcheggi, in particolare per le limitazioni al traffico veicolare per l'area Ztl, ampliata rispetto a quella cui si fa normalmente riferimento.

Pare buona l'idea di migliorare la qualità complessiva della parte centrale della Città, una sorta di cuore pulsante, in modo che essa possa esprimere il meglio di sè per i servizi offerti e per le ricadute positive su tutta la Città e anche oltre. Un grande impegno in cui l'amministrazione, le attività e i cittadini si coordineranno per indirizzare le loro iniziative verso questo importante obiettivo comune, certo di lunga lena ma i cui primi vantaggi devono potersi vedere in tempi ravvicinati.

In proposito esprimo le seguenti avvertenze:
  • parecchie città italiane ed europee hanno realizzato con successo iniziative analoghe che hanno richiesto soluzioni appropriate per ciascuna diversa realtà, applicate con discernimento e raccogliendo strada facendo ogni utile contributo migliorativo;
  • e' necessario facilitare al massimo l'accesso all'area adottando un mix di opportunità in cui sia compreso l'uso del mezzo privato attraverso percorsi dati, unicamente per raggiungere gli appositi parcheggi interni a rotazione di cui sia presegnalata la disponibilità in tempo reale all'inizio dei percorsi per raggiungerli;
  • i mezzi pubblici circolanti nell'area siano di contenute dimensioni, con idonea frequenza e azionati con motore non inquinante;
  • i residenti nell'area non abbiano impedimenti e/o limitazione per accedervi, analogamente per i mezzi di servizio, assistenza e soccorso.
  • l'amministrazione comunale indichi gli obiettivi che intende raggiungere per tappe successive, permodochè se ne possa verificare l'attuazione strada facendo e introdurre eventuali correttivi;
  • il coinvolgimento delle attività e dei cittadini dell'area interessata abbia luogo già dalla fase di impostazione e si svolga con modalità interattive;
  • il Comune preveda la possibilità di simulare con strumenti adatti gli esisti delle proposte che via via saranno avanzate, con lo scopo di migliorare la qualità e l'efficacia della comunicazione;
  • si preveda un periodo di rodaggio per i lotti funzionali in cui presumibilmente si articolerà l'intera operazione.
23 luglio 2003


La crisi economica spaventa più del crimine

"La crisi economica spaventa più del crimine" è il titolo a tutta pagina nel quale La Stampa del 1 luglio scorso ha riassunto i risultati di un sondaggio condotto a Torino e in alcuni dei comuni vicini. Certo non siamo i soli tra i Paesi sviluppati ad essere in queste condizioni, ma da noi le difficoltà si fanno sentire di più, soprattutto tra le persone e le famiglie che campano con redditi da lavoro e da pensione, cioè la stragrande maggioranza degli italiani. Mentre i giovani non riescono a immaginarsi un futuro anche solo di medio periodo, perché la precarietà e l'incertezza la fanno da padroni.

In questi casi sarebbe necessario poter toccare con mano che lo Stato e il governo in particolare fanno la loro parte, rendendo intanto meno pesanti le condizioni di vita per i meno abbienti e avviando contemporaneamente iniziative che aiutino la ripresa dell'economia. Succede invece che il governo riprende a discutere di tagli alle pensioni per dare fiato alle esauste casse dello Stato, salassate da una politica fiscale dissennata che ha favorito i grandi patrimoni e penalizzato il lavoro e le imprese, riducendo così la possibilità di produrre ricchezza.

Agendo in questo modo l'economia si deprime ulteriormente, perché alle note difficoltà per le piccole imprese di procurarsi le risorse per gli investimenti, si aggiunge il fatto che le merci restano dei negozi perché molti che ne hanno bisogno mancano dei soldi per comperarle .

A peggiorare le cose concorre l'inflazione che in Italia è superiore alla media europea, una Borsa che munge i piccoli risparmiatori e favorisce gli speculatori, l'insicurezza dei prestiti alle imprese sotto forma di obbligazioni di cui capita che non vengono pagati gli interessi e sia addirittura a rischio la restituzione del capitale: risparmi di vite intere personali e familiari vengono falcidiati, e ai danni si aggiungono le beffe perché alla fine nessuno risponde di questo malaffare.

A questo punto gli inviti ad aver fiducia rivolti dal governo agli italiani suonano stonati e cadono nel vuoto mentre prendono piede incertezza e sfiducia.

Ed è proprio la spirale perversa del parlare a vanvera, che prima di tutto va interrotta. Al resto porrà rimedio la proverbiale nostra capacità di trarci d'impiccio, specialmente se chiamati ad operare in situazioni avverse in cui però ci siano, come ci sono, le possibilità per uscirne in avanti.

9 luglio 2003


Questioni di stile

Il semestre italiano di presidenza del consiglio dei ministri dell'Unione Europea è iniziato con l'intervento degli ambasciatori di Germania e d'Italia per chetare le acque increspate dalle espressioni dell'ego debordante e irascibile del suo nuovo presidente.

Europa prevenuta o preveggente? Di certo non ha gradito, come del resto molti in Italia. Forse è bene rifletterci e darsi una regolata.

A casa nostra si infittiscono le iniziative d'immagine che lasciano presumere la prossimità a qualche campagna elettorale.

Immagino che da parte di chi governa ci sia il timore di non essere stati capiti o apprezzati a sufficienza, immemori del proverbio che "chi si loda si imbroda".

Perché invece non ricorrere al vecchio buon metodo, diciamo condominiale, del rendiconto con il quale chi ha governato ricorda quanto promesso e dice cos'ha fatto, spiegando in poche parole i perché di eventuali differenze, anche di spesa e indicando infine lo stato complessivo in cui ha trovato l'ente all'inizio e lo lascia alla fine del mandato?

Fornendo ai cittadini informazioni e non propaganda e alle opposizioni un utile riassunto perché possano dire, a loro volta, cos'hanno fatto per sollecitare e controllare la maggioranza affinché mantenesse fede alle promesse, e se ci sono riuscite, oppure no o solo in parte, spieghino perché.

Mi parrebbe un buon modo per le maggioranze di proporsi eventualmente per la riconferma e per le opposizioni di legittimarsi a diventare maggioranza e a governare a loro volta.

Arbitri gli elettori che ne saprebbero di più per decidere meglio.

3 luglio 2003


ultimo aggiornamento il 30 maggio 2004 scrivi al webmaster